Parlare di cannabis non significa solo discutere di effetti rilassanti o terapeutici: alla base c’è un universo botanico affascinante e, a tratti, sorprendente.
Uno dei punti più importanti riguarda il sesso della pianta. Non è un dettaglio da “addetti ai lavori”: sapere distinguere tra cannabis maschio e femmina aiuta a comprendere perché certi fiori siano più pregiati, più ricchi di resina o semplicemente più richiesti sul mercato dei CBD shop e dell’erba legale.
Indice:
La base botanica: una questione di “dioicità”
La cannabis è una pianta dioica, cioè possiede esemplari maschili e femminili separati. Detto così sembra quasi una lezione di biologia, ma la distinzione è tutt’altro che teorica: determina quantità di resina, concentrazione di cannabinoidi e, di conseguenza, qualità del raccolto:
- Femmine: le vere protagoniste. Producono infiorescenze dense, brillanti di tricomi, con una ricchezza di cannabinoidi (THC, CBD, CBG) e terpeni che regalano aromi complessi e un ventaglio di effetti terapeutici o ricreativi;
- Maschi: molto meno generosi in fatto di resina. La loro missione è chiara e limitata: diffondere polline. Senza di loro, niente semi; ma proprio per questo, se esclusi dalla coltivazione, le femmine danno vita a fiori più grandi e concentrati.
Come distinguerle?
Per un occhio allenato, la differenza è evidente già nelle prime fasi di crescita.
- Fiori: i maschi sviluppano piccoli sacchetti di polline, le femmine mostrano gemme che si trasformeranno in infiorescenze resinose;
- Struttura: i maschi sono più alti, slanciati e meno cespugliosi; le femmine, invece, compatte e ricche di tricomi profumati;
- Fioritura: le femmine richiedono più tempo per maturare i loro fiori ricchi di resina, mentre i maschi corrono a liberare polline, quasi fossero sempre in ritardo a un appuntamento.
Impatto sul raccolto
La differenza tra un raccolto mediocre e uno eccezionale passa da qui:
- Femmine senza fecondazione: regalano fiori grandi, potenti e privi di semi. Il sogno di ogni coltivatore;
- Presenza di maschi: significa semi nelle infiorescenze, meno resina e qualità inferiore;
- Selezione mirata: i coltivatori seri eliminano i maschi per garantire raccolti di alto livello, destinati sia al mercato ricreativo che terapeutico.
Differenze chimiche: non solo estetica
La scienza conferma quello che l’esperienza dei coltivatori racconta da secoli:
- Cannabis femmina: regina indiscussa, concentra cannabinoidi e terpeni che determinano effetti e aromi;
- Cannabis maschio: povera di cannabinoidi, ma essenziale per gli incroci genetici e per mantenere la biodiversità.
Perché la femmina è la più ricercata
Nei mercati legali e nei CBD shop, i prodotti arrivano quasi esclusivamente da piante femminili: oli, capsule, infiorescenze a basso THC. Esteticamente più belle e chimicamente più ricche, le femmine conquistano chi cerca un’esperienza di qualità. I maschi, invece, restano dietro le quinte, utili solo per incroci e selezioni.
Maschio e femmina negli incroci genetici
Il polline maschile non va sottovalutato: è la chiave con cui i breeder creano nuove varietà. Dall’incrocio di due ceppi diversi nascono piante con aromi inediti, resistenza superiore o concentrazioni mirate di cannabinoidi. È il laboratorio naturale da cui derivano le genetiche che oggi conosciamo e consumiamo.
Cosa cambia per chi acquista
Per il consumatore, la differenza si traduce in qualità ed efficacia. I fiori femminili, come la famosa Gorilla Glue CBD, offrono più cannabinoidi e quindi effetti più percepibili, mentre i maschi o le femmine fecondate raramente finiscono sul mercato diretto.