Il Trentino Alto Adige è una terra dove, per via del clima unico e della presenza delle montagne, si è creato un ambiente favorevole alla crescita di diverse specie vegetali che, nel tempo, sono diventate delle filiere fondamentali per l’economia e l’immagine della Regione.
Nell’elenco, un posto d’onore deve essere dedicato alle mele biologiche.
Ricche di benefici, dalla presenza di fibre a quella d’acqua, per non parlare dei carboidrati immediatamente disponibili per l’organismo, che le rendono perfette nei casi in cui si ha la necessità di consumare uno spuntino rigenerante, magari dopo l’allenamento, sono presenti sulle tavole di tantissime persone.
Merito dell’e-commerce che, per quanto riguarda i prodotti bio, continua a macinare numeri molto interessanti nonostante non si possa più parlare di esplosione, e di portali che, come il celebre Alpenpur, e-shop di una piccola azienda conosciuta in tutta Italia, proprio alle mele devono la loro fortuna.
Dopo questa premessa, non resta che raccontare qualcosa della storia di questa filiera.
Mele in Trentino Alto Adige: storia di una filiera di successo
Il melo, pianta di origine asiatica giunta in Europa passando per la Grecia, secondo diverse testimonianze autorevoli era presente nel territorio dell’attuale Trentino Alto Adige già nel XIX secolo.
La coltura del melo ai tempi iniziò a diffondersi soprattutto sulla scia di due fattori. Il primo è la costruzione di quelli che, ancora oggi, sono gli acquedotti che servono i centri urbani della Regione.
Il secondo, invece, la crisi della coltivazione della vite, conseguenza dell’invasione di un parassita specifico, ossia la fillossera.
Avviata la parte della filiera dedicata alla coltivazione arrivò, a breve, un boost alle esportazioni. In questo caso, bisogna fare riferimento a un’importante tappa della storia dei trasporti nel nostro Paese, ossia la costruzione della linea ferroviaria del Brennero, inaugurata nel 1867.
Questo permise alle mele trentine di essere commercializzate oltralpe.
Con gli anni ‘70 e ‘80 del Secolo Breve, le evoluzioni tecnologiche hanno permesso alla coltura della mela bio in Trentino di diventare un importante asset per l’economia della Regione.
Per dovere di precisione, è bene sottolineare che, oggi come oggi, la coltivazione biologica della mela in Trentino rappresenta solo una piccola parte, ossia il 5% circa, dell’intera filiera produttiva.
Le principali varietà
A questo punto, non rimane che soffermarsi sull’elenco delle principali varietà di mele biocoltivate fra i monti del Trentino Alto Adige.
L’elenco completo sarebbe davvero lungo, per cui ci limiteremo a parlare delle varietà più conosciute. Tra queste rientrano indubbiamente le mele Fuji, note, grazie al contenuto importante di fruttosio, per il loro sapore estremamente dolce.
In Trentino Alto Adige è molto diffusa pure la coltura della mela Gala. Varietà anch’essa molto dolce, si distingue per il sentore leggermente aromatico.
Secondo diversi esperti, il suo sapore ricorda quello della pera.
Regine indiscusse della melicoltura in Trentino Alto Adige sono le Golden Delicious.
Questa varietà di mela, che può essere definita, a ragione, come la più famosa in assoluto, si contraddistingue per la dolcezza rilevante, ma equilibrata da un piacevole sentore di acidità.
Come non citare le Granny Smith, le mele verdi per eccellenza, coltivate soprattutto nelle zone di vallata? La sua polpa, inconfondibile con la sua consistenza soda e compatta, stupisce le papille con un sapore che è la quadra perfetta tra un gusto acidulo e un sentore di freschezza.
Tra Idared e Red Delicious, giusto per citare altri due nomi, l’elenco delle varietà è davvero molto ampio.
Il frutto, di suo, è amato anche perché versatile in cucina. Una delle ricette che lo vedono protagonista è proprio un simbolo della cucina della Regione, ossia lo strudel (non tutti sanno che la sua origine precisa è turca e che la primissima ricetta non prevede l’uso di mele).